6 ottobre 2011

Una serata di ordinaria indifferenza

Il portafogli cadde a terra, tempestando di monete il pavimento, compresi bottoni e rubli inutilizzabili.
Rachele imbarazzato, rosso in volto come il primo dei colpevoli, si accinse a raccogliere il tutto senza voltarsi verso la prostituta di chiare origini asiatiche che aveva ingaggiato da lì a qualche minuto.
Lei lo guardò schifata, come se avesse avuto davanti un enorme ratto di fogna che cerca di accaparrarsi quello che rimane della “cena”.
Rachele già si faceva schifo da solo, sicuramente il giudizio di una donna da strada non avrebbe fatto la differenza.
Pensò per un breve istante alla primavera; l’immagine fiabesca di un campo di rose lo fece trasalire.
  • Quanto mi costi? - Domandò a bassa voce tornando in sé.
  • Dipende dal servizio – Commentò la puttana.
  • Completo, cara – poi, fissando lo sguardo su di un ragno che camminava lungo la parete rossa della stanza, aggiunse – Pagamento anticipato? –
  • Solo con i clienti che reputo pericolosi, tu lo sei? –
    Accennò un sorriso sarcastico, di certo lui non sarebbe riuscito a intimorire neppure un pugno di gatti moribondi se avesse voluto.
A rapporto concluso uscirono entrambi di corsa dall’appartamento squallido.
Lei lo guardò fisso negli occhi e mentre cercava di capire che razza di uomo avesse davanti viaggiò di fantasia, voleva essere altrove, si domandava come sarebbe stata un’altra vita, altre opportunità.
Sarebbe stata una delle tante casalinghe che popolano questo pianeta? Una delle tante donne avide del proprio niente con un marito operaio e rompiballe?
Lo lasciò con un bacio che sapeva di sperma e rossetto alla fragola.
Mentre se ne andava a malincuore, lontano ormai dall’amore puro e semplice di una squillo di professione, lo colpì in pieno petto il desiderio di sedersi davanti ad uno yamaha a coda e suonare ininterrottamente per ore e ore e ore e ore. Lontano da tutti, come sempre, con il suo nome di merda da donna.


Giacomo

Nessun commento:

Posta un commento