31 ottobre 2011

Punti di vista

Lara era una di quelle ragazze capaci di perdersi in un bicchier d’acqua, perché sempre in un mondo lontano anni-luce dalla terra o semplicemente troppo vicino per poter essere osservato. Sembrava galleggiare nella sua vita di tutti i giorni senza avere reale coscienza di quello che le capitava intorno. A volte poteva stare a fissare il paesaggio fuori dal suo balcone senza batter ciglio e senza stufarsi, altre le capitava di correre come una scheggia impazzita da una parte all’altra senza focalizzarsi davvero su nulla. 
Sua madre la rimproverava di leggere troppi libri e di smetterla di stare a scarabocchiare sul suo block-notes chissà cosa. Le diceva di farsi una passeggiata, di iscriversi a danza ma lei rimaneva fermamente convinta della sua scelta o meglio del suo modo di vivere che in qualche modo la consolava. 
A scuola non aveva costanza nei risultati perché non riusciva a concentrarsi a sufficienza su ciò che i professori andavano spiegando e si ritrovavano sempre a doverla scrollare dai suoi pensieri. Non era una bella cosa, i professori la punivano e riusciva a dare il meglio solo nei compiti scritti, compiti che le salvavano la media. Poteva capitare anche che facesse un’interrogazione brillante in un giorno in cui la sua vita interiore correva parallela a quella scolastica. 
Il suo professore di storia dell’arte le invidiava la straordinaria capacità di creare in qualunque momento e con qualunque cosa, senza fermarsi, senza mangiare, senza quasi respirare finché in un batter d’occhio la sua opera risultava finita.
L’unica cosa che a Lara proprio non andava giù era la matematica e qualsiasi cosa che le concernesse. Per lei i numeri erano incomprensibili, evitava in qualunque modo di contare perché significava inquadrare, incastrare, rendere fissi quei confini mobili che secondo lei circondavano gli oggetti di tutti i giorni. Per lei non c’era niente di concreto, tutto poteva essere visto con un’altra chiave di lettura e renderlo indimenticabile proprio donandogli un diverso significato. 
Era strano per lei confrontarsi con la tecnica perché non le permetteva di seguire i suoi moti turbolenti che la portavano a vagare da un lato all’altro del suo mondo interiore.

Un giorno incontrò Chris un ragazzo per cui i numeri erano una sorta di salvagente nelle intemperie che sconvolgevano la sua esistenza. Non dava niente per scontato e sempre doveva ricondurre tutto ciò che lo concerneva alla fredda logica di una formula che scandiva i suoi passi. Per lui c’era solo un modo di pensare, solo un modo di agire e quindi restava spiazzato nella maggior parte delle occasioni. Se per caso qualcuno gli faceva notare che poteva vedere una certa situazione da un’altra prospettiva si infuriava e dimostrava senza possibilità di dubbio che i suoi calcoli erano giusti. Le probabilità che si sbagliasse erano pressoché nulle. Chris era sempre perfettamente ancorato alla realtà che lo circondava e anche di notte i suoi sogni riguardavano i progetti a cui lavorava da sveglio. Mai una volta che si concedesse un po’ di riposo solo lavoro, numeri, statistiche. 
Non sapeva che cosa fosse scommettere sull’imprevedibile. Incanalava tutte le sue energie nella speranza di riuscire a compiere una scoperta straordinaria, sia che fosse una nuova macchina super tecnologica o un modo per inquadrare il cerchio. Era convinto che da qualche parte dell’universo ci fosse qualche civiltà super evoluta che avesse ovviato al problema matematico più antico del mondo. Era affascinato da tutto ciò che rispondeva alle leggi della simmetria e della ragione, senza svincolarsi dalla precisione assoluta del metro. Per lui le curve e le deviazioni non erano concepibili neanche nei tragitti che lo conducevano da un posto ad un altro. Sul capo del letto aveva appeso un quadro con la serie di Fibonacci.
Lara e Chris si incontrarono per caso in una mostra di Esher e entrambi rimasero a guardare incantati l’incisione che rappresenta il drago.
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E’ un quadro in cui quest’essere fantastico si mangia la coda in una sovrapposizione di piani e di prospettive geniale. La mostra cercava di spiegare esattamente come fosse possibile riprodurre la realtà da più punti di vista tenendo sempre in mente le regole e le esigenze tecniche per realizzare al meglio l’opera. Esher viene definito come il pittore della matematica anche perché ha cercato di rappresentare l’universo nelle sue forme più diverse e quindi in qualche modo era un punto di incontro per entrambi. Per Lara con le sue forme strane, a volte inquietanti ma sempre impressive. Per Chris per la summa anche scientifica che impersonava.
I due ragazzi erano staccati  dagli altri visitatori ma coscienti di essere al cospetto di un grande artista.
- E’ impressionante come Esher riesca ad essere così espressivo vero? – esclamò Lara.
- Beh espressivo adesso non direi. – negò Chris.
- Perché dici così?
- Non lo so ma mi fa uno strano effetto.
E più Lara faceva domande, più Chris diventava evasivo e si rifugiava dietro ai suoi soliti schemi mentali, alle sue formule. Erano in una di quelle conversazioni in cui entrambi volevano scappare ma nessuno dei due sapeva come. Lei continuava a insistere con le domande sperando di riuscire ad ottenere almeno una risposta decente, lui si trincerava sempre più in uno di quei silenzi che lo rendevano odioso ai suoi amici. Quei silenzi che erano una sorta di buco nero che risucchiava qualsiasi cosa, anche il più piccolo suono fino a ridurlo a una sorta di staticità inquietante. 
All’ennesima insistenza lui scoppiò:
- Sono solo linee per la miseria, niente di così sconvolgente, è matematica, e si può essere interessante quanto vuoi ma la dimostrazione del Calcolo Differenziale può essere espressiva, la geometria non euclidea può essere sconvolgente, l’atterraggio sulla Luna può essere impressionante. Ma un quadro? Per quanto particolare non può reggere il confronto.
Lara rimase a osservarlo per un po’ stupefatta non rendendosi conto di quanto tutto questo fosse impossibile, lei che si nutriva di Arte in ogni momento della giornata, lei che non aveva la più pallida idea di cosa fosse la “geometria non euclidea”.
- Mi ricordi Punto! –  proruppe d’un tratto.
- Punto? – le chiese incredulo lui.
Lara gli spiegò che una volta in un libro Flatlandia di Abbott, aveva letto come una Sfera andasse a visitare un mondo a due dimensioni che non poteva contenerla e che quindi agli abitanti piani apparisse come un Cerchio. E così con tutti i mondi a dimensioni minori che adattavano l’aspetto di modo che fosse sempre visibile agli altri. 
- Si ma non vedo il nesso. – si spazientì Chris.
- Beh tutto dipende dal punto di vista. Ognuno crede di vedere ciò che vuole a seconda di come si pone verso il mondo, no?
- C’è solo un punto di vista con cui guardare il mondo, la matematica, che non a caso è il linguaggio con cui è descritta la natura.
Rimasero a beccarsi tra di loro per un po’ mentre la gente attorno a loro li fissava cercando di scoprire il senso dalla discussione. E iniziarono le scommesse, la folla si schierò dal lato della verità, una verità presunta e poco conosciuta che si aggirava per quelle sale gremite. Semplici dipinti o scorci di universi lontani e irraggiungibili fatti di tele e colori, inchiostro e china. Una sorta di arena, da cui doveva uscire un vincitore e un vinto caduto a terra sotto il peso della realizzazione. 
Lara e Chris erano estremamente caparbi e fermamente convinti delle loro idee. E si allontanarono uno dall’altro stizziti e delusi per non aver avuto la meglio senza incrociare mai più le loro strade.
Ognuno di loro si tenne il proprio punto di vista, che non si può modificare a meno che non ci si muova o si cambi fisicamente e mentalmente prospettiva.
Annachiara

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