26 ottobre 2011

La Donna in cima alla collina

Quando sono nato, l’albero era già in cima alla collina. Era un albero gigantesco, i cui rami si innalzavano verso il cielo in uno spasmo di vita. 
Era un albero solitario, come un uomo che vive da solo, senza bisogno di nessuno. La collina era diventata una sorta di posto sacro per tutti noi. Aveva un che di magico, quel posto, e da lì era facile cadere in preda dell’ estasi mistica davanti alla bellezza del paesaggio. 
Al crepuscolo, dovunque ti trovavi, potevi vederlo stagliarsi contro la luce del sole calante. In quei momenti, sembrava di guardare un quadro del Romanticismo: la luce creava un contrasto naturale fra quella pianta e il cielo, che si colorava di rosso e arancione. 
In un certo senso, era un albero malinconico. Quando lo guardavi, cadevi immancabilmente in uno stato di meditazione, in cui per un momento potevi sentire chiaramente di essere una parte del Tutto. Questa era una cosa di cui eravamo tutti consapevoli, giù in paese, sebbene non ne facessimo mai parola con nessuno. Era una consapevolezza che sentivi venire dal profondo.
Ogni sera, al tramonto, che fosse estate o inverno, vedevamo quella donna seduta in cima alla collina con la schiena contro il tronco. 
Non sapevamo da dove venisse: probabilmente da qualche paese oltre la collina, ipotizzavamo. Lei e l’ albero erano collegati, in un certo senso.
Pochi minuti dopo che il sole era scomparso del tutto oltre l’orizzonte, lei si alzava e se ne andava via. 
Il fatto ci incuriosiva molto, e ogni tanto qualcuno provava a farle compagnia. Lei si sedeva accanto alla persona di turno, e faceva discorsi sulla bellezza di quel posto, o recitava poesie che nessuno aveva mai sentito prima di allora. Se le chiedevi chi era, ti rispondeva eremeticamente, dicendo cose come: « Io mi chiamo come tu vuoi che io mi chiami, e vengo da dove tu pensi che io provenga.»
Se le chiedevi spiegazioni più precise, non ottenevi risposta. Ciononostante, tutti le perdonavano questa stranezza.
Mi piaceva molto guardare il tramonto con lei. Era bella come un angelo, e alternava fasi di allegria e gentilezza a momenti di enigmaticità e di quella serietà di coloro che praticano la meditazione. In pratica, era un mistero. Con lei ridevo sulle cose più banali, e un momento dopo la vedevo cadere in uno stato di profonda contemplazione.  Sentivo che il suo amore per quel posto era così forte che avrei potuto toccarlo con mano. 
« La senti?» mi disse una volta. « La vita di quest’ albero, intendo.»
« Sì.» risposi io. Era una cosa che non potevo sentire appieno, poco più che una sensazione, ma capivo perfettamente cosa intendeva. Percepivo qualcosa che imperniava l’ albero, come un Flusso di energia, quando mi trovavo in quel posto. Quella pianta aveva una bellezza tutta sua, sembrava magico come la collina dove si trovava.
Ricordo un episodio strano che avvenne molti anni fa: il sole era tramontato, e io mi trovavo davanti all’ uscio di casa mia. Prima di entrare mi soffermai davanti alla porta e mi voltai per guardare la collina. 
Ad un certo punto, una folata di vento improvviso fece cadere alcune foglie dai rami dell’ albero. Una strana emozione selvaggia mi pervase, e provai un forte brivido di estasi. Sentivo che quello era lo spettacolo più bello al quale avessi mai assistito, una visione che raccoglieva tutta la bellezza del mondo. 
Lei si voltò, ed io compresi: anche da quella distanza, stava fissando me. 
Quegli occhi... quei capelli castani simili a rami che le cadevano lungo la schiena...e quella purezza così intensa che nessuno si sarebbe mai azzardato a sfiorarla neanche con un dito!
In un misto di paura e ammirazione, capii che lei non era umana.
Passavano gli anni, ma io continuavo ad andare frequentemente sulla collina a tenerle compagnia. A volte non parlavamo affatto, eppure quando me ne andavo sentivo di aver fatto la chiacchierata più interessante della mia vita. 
Lei non mi disse mai niente su di lei, e non glie ne feci una colpa, specialmente dopo quello che avevo capito sul suo conto. 
Quando salivo in cima alla collina, mi sembrava di poter sentire l’ albero respirare. No! Non respirava! C’era qualcosa dentro di Lui che vibrava!
Poi, un giorno, seppi che a breve quell’ albero sarebbe stato abbattuto per permettere la costruzione di una nuova strada che doveva passare per quel punto. Mi indignai come mai avevo fatto in vita mia! La sola idea mi faceva ribrezzo! Era una blasfemia!
Quando, qualche sera dopo, tornai sotto le fronde dell’ albero, lei era sempre lì.
Parlò molto con me, quella sera, e passammo il tempo ridendo e scherzando. Infine, lei si alzò e mi salutò dicendo: « Fra un po’ dovrò andarmene. Il mio tempo qui è passato.»
« Perché dici questo?» esclamai io, sconcertato. 
Sì alzò e guardò l’ orizzonte, dicendo: « Addio. Il mio compito era farvi vedere come tutto sia vivo e bello, ed ora è tempo che me ne vada.»
Sorrise, e aggiunse: « Mi è piaciuto molto passare questi pomeriggi con te, comunque.» 
« Chi sei?» domandai.
Lei mi guardò con benevolenza e disse: « Io sono una manifestazione di quell’ Amore che unisce il Tutto in un unico Uno.»
Spalancò le braccia, e il vento iniziò a soffiare. Sotto i miei occhi, lei si trasformò in un mucchio di foglie e fili d’erba che volarono via, lasciandomi solo e stupefatto.
Pochi giorni dopo, l’ albero fu abbattuto. Provai un forte dolore quando ciò accadde.
Quella notte, non riuscii a dormire. Mi giravo e mi rigiravo nel letto, e alla fine decisi di andare a cercare qualcosa da mettere sotto i denti. Passai davanti ad una finestra dalla quale si poteva vedere la collina. 
Mi bloccai, non credendo ai miei occhi. Lei era lì! Camminava da sola nel buio della notte, illuminata dalla luce della luna crescente. Sembrava che stesse cercando qualcosa.
Corsi di fuori, deciso ad arrivare fino alla collina per raggiungerla, ma non feci in tempo ad uscire di casa, che era sparita. 
Non ho mai raccontato a nessuno cosa è successo in cima alla collina, né quello che vidi quella notte.
Ma per un po’ di tempo, lei continuò a manifestarsi. Di tanto in tanto, qualcuno giurava di averla vista vagare nei dintorni del paese. Ogni volta, stando ai racconti, lei sorrideva al protagonista di turno e lo salutava allegramente. 
Anche a me è capitato di rivederla una o due volte, e ogni parola che scambiavo con lei dava gioia al mio cuore.
Ora, al posto dell’ albero c’è una strada circondata dal verde dove sfrecciano le macchine. Ai suoi bordi hanno piantato qualche cespuglio. 
Tuttavia, se vi capita di passare per quel posto, prestate attenzione a ciò che provate.
Dove un tempo c’ era l’albero, è ancora percepibile quel richiamo alla vita e alla gioia che caratterizzava quel posto magico. E, se state attenti, potrete sentire una Voce che vi sussurra dolcemente nell’ orecchio, in mezzo al fruscio delle foglie ai bordi della strada.

Michele Giuli

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