2 luglio 2012

Come Charles Bronson


- L’esistenza presuppone una sola cosa: la rinuncia all’eternità.
- Ci sto - rispose il Cosmo.

E poi bum. Fino a noi.
E vi dico, sinceramente, sono contento.
Sono contento all’idea che un giorno tutto finirà, inesorabilmente, in un Big Crunch, e che
in questo eterno ritorno cosmogonico si ricicli ad libitum la rinuncia all’eternità.
Può sembrare un paradosso, ma non lo è.
In ogni caso, non sono qui a fare un post filosofico, perché non ne sarei in grado, né tanto
meno un post speculativo su astrofisica e derivati. Voglio solo fare uno di quei post alla
fabiovolo, con ovvietà malinconiche e parolacce messe a cazzo per darmi una parvenza
maledetta e falsamente auto-ironica; per il semplice fatto che stasera mi sento ovvio,
malinconico e a cazzo.
Comunque, vi dicevo, sono contento all’idea che un giorno tutto finirà, e non dico finirà per
me o per mio fratello o per la mia gatta, intendo per tutti, per l’umanità, per le piante, per
gli animali, per i vulcani, per le zanzare.
E non lo dico con fare nichilista, tutt’altro: sono contento all’idea dell’unicità di tutto questo.
Ora potrei fare un elenco alla Jovanotti di cose sconnesse (come il pane e le rane, ma tu
dimmi che rima è perdio) per dire quant’è bello il Creato, ma sarebbe troppo paraculo
anche per me stasera.
E poi il punto non è che il Creato sia bello, ma semplicemente che mi rallegra pensare che
un giorno tutto finirà, forse non nel migliore dei modi, ma finirà. Nella fattispecie mi
immagino l’ultimo essere vivente della terra, che potrà pure essere un insignificante
Streptococcus agalactiae, girarsi, guardare l’orizzonte polveroso e pensare: “Vaffanculo”.
Non di quei ‘vaffanculo’ rabbiosi, neanche di quelli arroganti o titanici, ma di quegli
amorevoli ‘vaffanculo’ che ti puoi dire con l’amico di una vita dopo esservi presi a calci sui
denti senza lesinare sui tacchetti.
E mi piace immaginare che, durante quegli ultimi secondi, come in un flash, questo inutile
ultimo essere vivente veda tutte le stronzate dell’ultimo paio di miliardi di anni scorrergli in
testa, con una particolare nota di merito al movente di questo articolo: la più bella ragazza
che io abbia mai visto.
Ecco, sarei contento se quel fottuto batterio Gram positivo, prima di abbandonare per
sempre questo mondo, vedesse quel viso perfetto, quelle curve eleganti, ma soprattutto
quello che mi ha fatto girare la testa la prima volta che l’ho vista: la sua sfrontatezza, il
piglio sfacciato di chi vive sobriamente nella consapevolezza che non c’è nulla da vincere
o da perdere.
E una volta visto questo, possa pensare il suo bel “vaffanculo” compiaciuto verso
l’Assoluto, con la convinzione di aver capito l’amara e confortevole essenza delle cose,
come Charles Bronson alla fine di C’era una volta il west.
Perché non ci sarebbe Bellezza se ci fosse l’Eternità.
Poi bum.
Gelo.
Nulla.
Fine.
Alla prossima era di Planck.
                                                                                                                   
                                                                                                                  riotCup

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