14 marzo 2012

Cielo di fine estate

Oggi è una bella giornata.
Posso pensare solo questo, mentre cammino senza meta come un fantasma sotto un cielo azzurro, macchiato qua e là da candide nuvole bianche. Il sole brilla alto nel cielo, ma non troppo, rendendo tutto... giusto.
Cammino per le strade del paese, della campagna, rapito da questa bellezza, ma riesco a pensare solamente questo.
Oggi è una bella giornata.
La mia anima è troppo ferita. Mi sento come se fossi stato colpito da mille coltelli affilati, e camminassi ridotto a brandelli, fragile... un’ ombra.
Come mi chiamo? All’ anagrafe ho un nome che non è il mio vero nome. La burocrazia non detta l’ essenza.
Così come io, che sembravo in tutto e per tutto normale, o almeno in parte, ho scoperto di non esserlo. E anche se nessuna etichetta è stata cambiata (ormai a nessuno interessa più sapere cosa hai dentro... a meno che non sia grave, non hai la tessera del pazzo)
Sospiro. Quanto durerà tutto questo? Ho paura. Mi viene da piangere, sia per la gioia di essere finalmente felice, sia per la tristezza della consapevolezza che mi porto dentro: presto tutto ricomincerà.
Mi hanno diagnosticato un disturbo... disturbo bipolare dell’ affettività, dicono. “Grazie!” ho pensato quando me lo hanno diagnosticato. “È una malattia, si può curare!”
Il mio disturbo funziona così: a fasi alterne, che di solito durano mesi, provo profondi stati di depressione immotivata. Prima arriva un inspiegabile disinteresse per tutto quello che nelle fasi di normalità trovo bello e piacevole. Poi arriva la depressione profonda. 
Ma che vuol dire “depressione profonda”?
Mi viene da singhiozzare al ricordo delle mattine in cui mi svegliavo desiderando di morire prima di scendere dal letto... Ai momenti in cui mi mettevo a suonare furiosamente il pianoforte, sforzandomi di provare emozioni, senza successo, e pensavo che fosse colpa mia, che fossi cambiato... Alla confusione quando ogni istinto in me si era spento! Non provavo più desiderio sessuale, fra le tante cose. Mi ero convinto di aver cambiato orientamento sessuale (se il mio amore per l’arte poteva cessare così, perché non anche quello?), ma in realtà non provavo più niente, per nessuno. A volte avevo moti d’odio per persone che amo. Mi hanno detto che anche questo fa parte del disturbo. È come diventare un’ altra persona.
Un mio vecchio complesso era tornato a tormentarmi. Ero convinto di dover cambiare vita per migliorare. Ma non nel senso che avrei cominciato a mettermi a dieta, avrei smesso di fumare, sarei uscito di più, e cose del genere. Mi ero convinto che siccome non provavo più niente al pensiero di realizzare i miei sogni, dovessi abbandonarli per sempre. 
Ma dentro di me sapevo che c’era qualcosa che non andava... che non poteva essere... che anche se non provavo più niente, ero ostinato ad inseguire i miei sogni. Ma avevo paura. Mi ero convinto che se lo avessi fatto tutta la mia vita sarebbe stata così: triste, senza senso.
La sofferenza aveva quasi una forma fisica. Provavo frequenti fitte al petto, e alla fine ero arrivato ad essere sempre stanco, spossato. Ma avevo anche paura di dormire, perché se tentavo farlo, i pensieri mi tormentavano fino alla mattina successiva, impedendomi di dormire, e condannandomi ad una notte di sofferenza durante la quale più volte mi sarei alzato di scatto, accecato da una tristezza che era peggio di un pugnale, e avrei girovagato per casa, magari facendomi un tè alle tre del mattino: un’ azione, questa, che ho associato ormai alla depressione, e che non ripeterei mai e poi mai per tutti i ricordi che comporta. 
Sapete cosa vuol dire dover ricorrere al pensiero positivo ogni mattina, dicendoti davanti allo specchio che va tutto bene? Cosa vuol dire fare ripetuti sorrisi forzati, nella convinzione che anche solo il fatto di muovere i muscoli della bocca per imitare ciò che ricordi essere un sorriso, ti farà tornare un po’ di buonumore? 
Poi d’improvviso, tutto passò...
Cominciai a recitare in un gruppo teatrale, ripresi a scrivere e a comporre canzoni... decisi che avrei cercato una dolce metà... 
La felicità era tornata. 
Provavo di nuovo emozioni. 
Amavo di nuovo scrivere e comporre canzoni.
Volevo iscrivermi all’ Università.
Tutto questo durò per due mesi, ma ero ancora spaventato da quanto era successo. Non sapevo spiegarmelo. 
Quando i primi accenni di depressione, tornarono, andai da uno psicologo che, con l’aiuto di una psichiatra, mi diagnosticò questo disturbo. È probabilmente dovuto dal fatto che il mio corpo smette, a fasi, di sintetizzare le sostanze che regolano le emozioni. 
Fu come se il cielo mi si aprisse davanti. Non c’era niente che non andava, se non il fatto che ero malato. Non avevo smesso di credere nei miei sogni. Non avevo smesso di provare emozioni. Non avevo cambiato il mio orientamento sessuale. 
Era tutto dovuto a questo disturbo, mi spiegarono. Se lo avessi curato tutto sarebbe finito.
Ma qui arriviamo al bello. Qui arriviamo all’ altra faccia della medaglia. 
Questo disturbo non ha cura. Si può affrontare in vari modi, ma io so che avrò queste fasi per tutta la vita. Questo vuol dire che vivrò sempre nell’ incertezza, nella paura. 
Datemi del litio, per favore! Del litio per far fronte alla depressione. Alla mia età, e già devo avere la consapevolezza di un futuro in cui compare la dipendenza da farmaci. Perché io lo sarò.
Cristo! Non voglio più svegliarmi tremando la notte! Non voglio più pensare al suicidio la mattina, il pomeriggio, e magari anche la sera! Non voglio più questa sofferenza che non ha altro motivo se non la mancanza di determinate sostanze all’ interno del mio corpo. 
Se l’ unico modo per far fronte a tutto ciò è una cura farmacologica, la abbraccerò con tutto il mio essere! 
Ho paura. Ultimamente i sintomi di un principio di depressione si sono ripresentati. So che, prima o poi, affronterò di nuovo una fase depressiva. Al livello attuale, può durare dalle due settimane a più di due mesi. Ma non sarà sempre così: arriverà un tempo in cui la durata minima di queste fasi sarà pari a sei mesi. Fra una fase e l’altra, ci sono periodi di normalità. Di solito se ne ha una, una volta all’ anno. 
Ho paura. Sembra di trovarsi davanti ad un muro, contro il quale andrò a sbattere anche se non voglio, e non posso evitarlo. Come se una marea le cui onde sono pugnali stesse per abbattersi su me, e me soltanto. E quando, ferito e agonizzante, ne uscirò ( se  ne uscirò), sarà una benedizione divina. 
Ho paura. Finora mi ha aiutato il fatto di sapere le cause di questa tristezza profonda, di questo senso di inadeguatezza. Per quanto ancora sarà così? Per quanti giorni saprò sopportare il fatto che già aprendo gli occhi la mattina ho provato sofferenza?
Del litio, per favore! Del litio! 
Ma nonostante tutto, posso solo andare avanti, e così farò. 
Posso solo immergermi in quella marea, e uscirne. Ma il solo pensiero mi fa sentire debole e fragile.
Forse, la pazzia delle persone normali sta in questo: ritenersi normali, sani, forti. Siamo instabili! Potete dirmi quello che cazzo vi pare, ma gli esseri umani sono instabili. Le nostre emozioni, che io per primo apprezzo sopra ogni cosa, sono regolate da processi chimici. Processi, questi, che possono cessare, o venire sballati da qualsiasi cosa, anche dal clima. Siamo instabili, punto e basta.  
Mi sento condannato. So che questo me lo porterò davanti per tutta la vita. Eppure, questa consapevolezza mi da coraggio! Ora so cosa è, so che non sarà sempre così. Ma detta in questo modo, sembra facile. 
Soffrirò. Mi spezzerò.
Ma non posso farci niente, e non ho intenzione, finché posso, di lasciarmi sopraffare di nuovo. 
Perché anche nei momenti più bui, anche quando provo tanta sofferenza da pensare al suicidio... anche in quei momenti io amo la vita. 
Io voglio vivere! Non voglio più avere queste fasi. 
E continuo ad avere paura.
Oggi è una bella giornata!
Salgo sulla corriera che mi porterà all’ Università. Sono contento di aver scelto la mia facoltà, è un posto bellissimo, e le materie mi piacciono molto. 
Oggi è una bella giornata. Come quando esco dalla depressione, posso pensare solo questo, sapendo che a breve smetterò di provare anche il più piccolo sentimento, e che dovrò aspettare a lungo prima di uscirne. 
Mi godo questo momento, sapendo che potrebbe essere l’ ultimo per molto tempo. Forse il presente è l’ unica cosa che davvero conta. 
Oggi è una bella giornata.

Michele Giuli

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