1 dicembre 2012

Eroica Viltà


Eroica viltà

Un sacrificio nobile, e saremo ricordati come eroi. Abbracciamo la morte, salviamo la vita di un
altro, non contiamo più nulla in questo mondo e ci gloriamo passando in quell’altro. Ci dicono che
siamo importanti, che ciascuno di noi fa la differenza, ma in fondo sappiamo benissimo che non è
vero. Nessuno è indispensabile, e condurre una vita mediocre, nonostante siamo educati ad altri
principi, agli occhi della gente è come non vivere affatto. Avrà pensato a questo quel ragazzo che
si era gettato in mezzo alla strada per salvare una vita?

Avrà avuto circa vent’anni. Biondo, gracile, lineamenti angelici. Giaceva esanime sull’asfalto,
grondava di sangue. La gente intorno a lui era immobilizzata dal terrore, c’era chi piangeva.
Arrivarono i soccorsi, che lo trascinarono in ospedale. Una donna guardava la barella allontanarsi
con una sorta di devota riverenza. Era la moglie dell’uomo a cui era appena stata salvata la
vita. L’uomo, riconoscente, felice di poter vedere crescere i propri figli, pianse lacrime amare, e
abbracciò sua moglie. I due coniugi seguirono l’ambulanza con la macchina, ma una volta entrati
in ospedale non poterono entrare. Il ragazzo era in prognosi riservata. Tornarono a casa, con un
dolore nel cuore, ma felici, come non mai. Passarono una serata coi loro figli, assecondando ogni
loro capriccio. Fecero l’amore tutta la notte.

Quel ragazzo aveva una vita davanti, e per quest’azione eroica si trovava tra la vita e la morte.
Lo operarono. Nonostante questo, non riusciva a risvegliarsi dal suo sonno. Lo portarono in una
stanza dell’ospedale. Era in coma. I due coniugi lo andarono a trovare ogni giorno, piansero al suo
capezzale. Era così giovane. Un giorno venne una ragazza a trovarlo, forse la sua fidanzata. I suoi
occhi lucidi tradivano un immenso amore. Gli accarezzò il viso, gli baciò la fronte, gli sussurrò delle
parole all’orecchio e fece per andarsene. Incrociò per caso la coppia di sposi che entrava. Li guardò
con una dolcezza inaudita.

- Giovanni mi ha sempre detto che l’amore è più forte di qualunque altra cosa. Io non gli ho
mai dato ascolto, ho sempre vissuto nella paura che qualcuno potesse avvicinarsi a me. Solo
ora ho capito che sbagliavo, ora che molto probabilmente l’ho perso. Vi dirò perché l’ha fatto. I
suoi genitori sono morti quando lui era ancora un bambino, nessuno gli ha insegnato cosa fosse
l’amore, la lealtà, la nobiltà di cuore. Ma lui non aveva bisogno di impararlo, erano doti che da
sempre gli appartenevano. Quando ho deciso di allontanarlo da me ho capito di averlo ferito
profondamente, al punto da portarlo a fuggire lontano. Ma lui, ragazzo coraggioso e fiero, non
sapeva proprio come farlo. E così ha semplicemente abbracciato il suo destino, la più nobile di
tutte le fughe. La fuga che voi ricorderete sempre come un atto di grande eroismo. Mentre io, che
ho scoperto troppo tardi di amarlo, egoisticamente lo ricorderò come un vigliacco.

E lasciò la stanza piangendo. La giovane lo sapeva, il ragazzo non si sarebbe più svegliato. La Morte
ha fatto il suo scambio e l’equilibrio si è così ripristinato. Ma quella di Giovanni, in fin dei conti, è
stata una grande fuga o un nobile gesto?
                                                                                                                    Gloria B.

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